Cavalleria 1

 

 

Cavalleria 2

 

Le prime tracce della tradizione cavalleresca di Pinerolo possono essere collegate al destino dei possedimenti Savoia nel seicento.
Dal 1630 al 1696 la città ritorna sotto dominio francese che la trasforma in città fortificata, immagine tramandataci dall’ iconografia del Seicento. La cittadella diviene anche prigione di stato francese ove sono reclusi personaggi come Pinerolo.

Fouquet il ministro delle finanze scortato dai celebri moschettieri del re condotti da d’Artagnan come testimoniano documenti conservati nell’archivio storico cittadino ed il personaggio misterioso e leggendario passato alla storia come la “maschera di ferro” attorno al quale aleggiano ipotesi, nessuna delle quali trova sufficiente certezza.

Nella città ritornata ai Savoia, perduta la fisionomia di fortezza, iniziano a fiorire i commerci e le attività produttive, manifatturiere ed agricole; ai primi dell’Ottocento conosce un rilevante sviluppo urbano pur rimanendo una guarnigione militare specialmente dei reggimenti della cavalleria sardo-piemontese.

Senza risalire agli omerici ricordi dei popoli dell’antichità, nella quale il cavallo e l’equitazione hanno interessato mitologici re, principi ed eroi e senza disquisire sulle tendenze equestri diffusesi nel mondo e nel tempo, è bene ricordare che l’arte equestre ha avuto in Italia illustri e famosi maestri, chiare dottrine, importanti scuole. Basterebbe citare quelle rinascimentali di Padova, Napoli e Ferrara, che accolgono numerosi allievi, anche stranieri, i quali assumono poi rilevanza e fama nella propria terra.

L'Italia, quindi, nella metà del secolo XVI è stata culla dell'equitazione accademica con le scuole di Fiaschi, Pignatelli e Grisone. Per il fenomeno dei ricorsi storici, i dettami equestri sono ancora diffusi dall’Italia nel mondo tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento.
Tra i due periodi, che possono essere definiti inequivocabilmente italiani, si sono innestati insegnamenti francesi, germanici, anglosassoni, insomma stranieri.
Taluni di questi sono stati seguiti e ripresi anche in Italia fino a quando, sul finire del secolo XIX, si afferma una dottrina italiana, riconosciuta come sistema di equitazione, detta naturale, perchè segue l'istinto naturale del quadrupede.

Metodo concepito, studiato, applicato ed insegnato dal capitano di cavalleria Federigo Caprilli e dai suoi allievi diretti e prediletti ed introdotto infine nei regolamenti ufficiali della cavalleria italiana ed in questo primo dopoguerra anche della FISE. Da quanto finora descritto l'Italia è la nazione dove la storia dell'arte equestre si identifica più che in ogni altro paese con quella della cavalleria, perché il sistema naturale di equitazione si sviluppa a Pinerolo e si diffonde nel mondo attraverso la Scuola di Cavalleria che ne è stata la fucina, svolgendo nel contempo la funzione importantissima di forgia del carattere dei cavalieri e di scuola di coraggio per uomini e quadrupedi. Non è da dimenticare, infatti, che montare a cavallo significa dominare la volontà di un altro essere che, per mole e forza, è senz’altro molto superiore all’uomo. Bisogna sapergli imporre la propria volontà per farlo muovere alla velocità e nella direzione volute e per fargli superare gli ostacoli prescelti dall’uomo, per portarlo, in ultima sintesi, contro il nemico, affrontarlo e batterlo.

A metà Ottocento una serie di motivi inducono ad individuare nella cittadina piemontese il luogo ideale per trasferire da Venaria Reale, dove era stata istituita nel 1823, la Regia Scuola Militare di Equitazione.
Nel 1848 la Scuola di Cavalleria si insedia presso un edificio, ancora in parte in costruzione, voluto dal Comune per ospitare guarnigioni militari e da quel momento inizia una lunga vita interrottasi solo con l’8 settembre del 1943. Successivamente nel 1910 viene costruita la cavallerizza , allora più grande d’Europa, intitolata al grande maestro Federico Caprilli che a Pinerolo è stato illustre istruttore di equitazione ed inventore del metodo naturale di equitazione, destinato a rivoluzionare il modo di cavalcare, attirando a Pinerolo cavalieri degli eserciti di tutto il mondo.
Basti ricordare che malgrado una severissima selezione ben 144 ufficiali di cavalleria provenienti da 33 nazioni diverse vengono ad apprendere in Italia il nuovo stile equestre.
Nel secolo scorso Pinerolo mantiene un rilevante aspetto militare costituendo sede da un cinquantennio del reggimento “Nizza Cavalleria” e per un quarantennio della Scuola militare di veterinaria, assumendo tra l’altro aspetto di città industriale e mantenendo il ruolo di capoluogo circondariale.

A Pinerolo, nella prestigiosa sede un tempo del comando della celebre Scuola di Cavalleria, viene inaugurato nel 1968 il Museo dell’Arma di Cavalleria, unico in Italia e tra i più prestigiosi nel mondo. Raccoglie e custodisce cimeli di ogni genere, documenti, quadri, fotografie, stampe, bronzi, stendardi, armi, uniforme, materiali e oggetti comunque riguardanti la storia e le vicende plurisecolari dell'Arma dal brillante passato legato al mondo del cavallo; molto ben allestito merita di essere visitato da tutti gli appassionati del settore equestre.

Un archivio storico e cinematografico, una biblioteca militare ed una di 10.000 volumi sul cavallo risalente al XV secolo, completano le ricche ed eleganti attrezzature.
Il Museo non ha ereditato dalla Scuola di Cavalleria il solo edificio che oggi lo ospita, ma anche quel ricco bagaglio di tradizioni che, oltre a testimoniare la storia dell’Arma tutta, è anche un ottimo memore della storia locale e dei fasti dell’equitazione pinerolese del bel tempo che fu.

L'Associazione Nazionale Arma di Cavalleria ha prescelto Pinerolo quale sede di ben quattro raduni nazionali: nel 1924 per il centenario della Scuola, nel 1968 per l’inaugurazione del predetto Museo dell’Arma di Cavalleria, nel 1990 per il tricentenario di “Nizza Cavalleria” ed il più importante sul piano storico quello del 1998 che ha celebrato il 150° anniversario della costituzione della celeberrima Scuola e la consegna degli Stendardi ai reggimenti di cavalleria.
Inoltre Pinerolo vanta ed ha voluto preservare, in omaggio all’antica tradizione, la continuità sul piano equestre e agonistico per merito del generale Angelo Distaso, già comandante di “Nizza Cavalleria”, consigliere comunale della città e presidente della Associazione sportiva “ Federico Caprilli” di cui ricorre nel 2007 il centenario della morte.
Al gen.Distaso è stato attribuito il premio Pinarolium 2004 per aver organizzato numerosi concorsi ippici nazionali e internazionali di cui un cinque stelle nel 2004 e nel 2005 che hanno rinverdito antichi allori ed un nome ormai famoso.-

(parzialmente tratto da: Rivista di Cavalleria, 03/2006)

Il temuto ministro della guerra, Francois-Michel Le Tellier, Marchese di Louvois, venne a Pinerolo.
Perché?

Louvois nacque a Parigi nel 1641 e venne introdotto alla vita politica da suo padre, anch'egli collaboratore del re Sole.
Si legge che quando fu presentato a Corte, il piccolo Francois- Michel le Tellier, Signore di Chaville, avrebbe impressionato il Sovrano sia per la preparazione storica (conosceva in lingua latina le campagne di guerra di Ciro, di Carlo Magno e di Giulio Cesare), sia per le acute osservazioni sulle battaglie che re Luigi aveva sostenuto nelle varie zone d'Europa.

Appena ventenne, il re lo nominò ministro di Stato, ordinandogli di aiutare suo padre Michel ad arginare la violenta rivoluzione che imperversava su Parigi, organizzata dalla "Fronda", una specie di congiura ordita dalle famiglie blasonate contro i sistemi instaurati dal famoso cardinale Mazzarino e mal sopportati dai marchesi francesi.
Louvois fu ministro della Marina e dell'Industria: ma il suo prestigio rimane nella Storia soprattutto come ministro della Guerra. Affidò a Vauban, a Saint-Pouange e a Chamly la costruzione di inaccessibili fortezze; seppe creare un esercito moderno i cui reggimenti vennero affidati ad ottimi Generali. Luigi XIV ebbe una lunga stagione di vittorie e seppe essergli generosamente grato.

Non si può dire la stessa cosa della sua attività politica. Per essere indispensabile, continuava a consigliare al re nuove guerre; fece incendiare il Palazzo Palatino ed organizzò (come suo padre) con incredibile ferocia gli assalti contro i protestanti, dopo la revoca dell'editto di Nantes. Tali azioni gettono sulla sua memoria ombre incresciose.

I motivi per cui un personaggio così importante ebbe rapporti con Pinerolo (dove il re Sole aveva fatto completare i lavori della costruzione della inaccessibile fortezza, riservata in prevalenza ai prigionieri di Stato), sono due:
Il primo va ricercato nella nota vicenda della Maschera di Ferro, per la quale ebbe una continua e fitta corrispondenza con Saint Mars, governatore delle prigioni della fortezza;
il re, infatti, lo aveva reso responsabile della morte civile del prigioniero, il cui viso era coperto da una maschera fatta con velluto nero e fermata con alcune strisce di ferro.

La Maschera di ferro e la fortezza di PineroloQuando nel 1670, Louvois raggiunse Pinerolo la Cittadella si vestì a festa, il Governatore indette un'accoglienza solenne e nei locali dell'Arsenale, siti nell'omonima via (oggi chiamata Via Trieste), organizzò un lauto pranzo il cui luogo si presume essere stato il cortile dell'attuale Municipio, che a quei tempi comunicava con le carceri, odierno visibile vestigio della Cittadella.
Sarebbe stato questo il luogo dove incontrò la Maschera di Ferro per rendergli noti, come opina lo scrittore francese Maurice Duvivier, le ultime volontà della defunta regina Anna d'Austria, madre di Luigi XIV.
Nè Iung, né Saint Simon (che ebbero la costanza di verbalizzare gli avvenimenti del reame, poi raccolti e pubblicati in una cinquantina di volumi da una rinomata casa editrice francese), nè altre fonti rivelano il contenuto di tali volontà e non sono pochi gli studiosi che affermano che il mistero della Maschera di Ferro sarebbe meno fitto se venisse rinvenuto il testamento della regina madre.

Oltre alla mitica maschera di Ferro, nelle prigioni della Cittadella di Pinerolo, vennero rinchiusi illustri personaggi che, per motivi diversi, erano caduti in disgrazia del re Sole.
Cito Nicolas Fouquet, infedele ministro delle Finanze; il marchese di Lauzun, irritante, presuntuoso e insofferente delle prodezze amorose del suo re; il conte Ercole Antonio Mattioli che per una manciata di scudi aveva venduto i segretissimi documenti che trattavano la cessione di Casale alla Francia, ecc.
Era compito del duro Louvois provvedere alla consegna di questi detenuti per i quali dava personalmente disposizioni sulla sicurezza della fortezza.

Il secondo motivo va ricercato nel fatto che in questi paraggi Louvois si innamorò e scelse quale amante una delle due figlie del commissario di guerra Damorezan; L'altra era la moglie di Saint Mars!
Tale relazione facilitò non poco gli appoggi del governatore delle prigioni alla Corte di Versailles, dove ogni sua richiesta veniva esaudita.
Non è dato sapere quale fine abbia fatto la sua amante. I testi riportano due diverse versioni del comportamento del re Sole quando il re seppe della morte dell'ex-ministro (1691).

La prima versione narra che essendo caduto in disgrazia alla moglie morganantica, la Marchesa di Maintenon, il re non avrebbe dimostrato né dispiacere, né sorpresa nell'apprendere della morte del suo fedele ministro, stranamente deceduto alla vigilia d'essere allontanato da Versailles.
L'altra versione riporta che la morte di Louvois sarebbe stata annunciata al re mentre si trovava nei giardini di Versailles, accanto alla famosa fontana detta della Piramide. Poichè era già invaso da un ossessivo misticismo, si sarebbe inginocchiato, invitando il suo codazzo a pregare con lui per la "benedetta" anima di Francois-Michel Le Tellier, signore di Chalmy, marchese di Louvois."
Sic!

Ricerca storica di
Nello Manduca

Da non perdere

Ogni ottobre a Pinerolo si svolge una ricostruzione storica in costume sul tema della "Maschera di Ferro".

Ulteriori informazioni e approfondimentisu:

www.mascheradiferro.net
www.piccolovarieta.com
www.caprilli.com

 

Per contatti

isabella.grandis@tele2.it
TEl. 0121 794729 oppure 329 4926416

Intorno all’anno Mille, quando compare per la prima volta nelle fonti scritte, Pinerolo è un popoloso insediamento rurale, diffuso sul territorio e articolato in almeno tre borgate, intorno ad altrettante piccole chiese di campagna e al suo castello. Nel 1064 la potente contessa Adelaide decide di fondare proprio qui, nella borgata di San Verano, un monastero di benedettini dedicato alla Vergine, le cui ricchezze faranno affluire a Pinerolo artigiani e mercanti, trasformandola da villaggio rurale in una piccola capitale, impegnata nella principale attività manifatturiera dell’epoca, la produzione tessile, e in altre industrie tipiche delle città tardomedievali, basate soprattutto sull’impiego della forza idraulica come la produzione della carta e dei metalli.

Nel complesso l’epoca tardomedievale è segnata da un forte sviluppo urbano, e non per nulla risalgono proprio a questi secoli i principali edifici medievali ancor oggi esistenti a Pinerolo.

Nel Quattrocento, però, la storia di Pinerolo giunge anche a un bivio decisivo dal punto di vista politico: il duca di Savoia, Amedeo VIII, annette il Piemonte ai suoi possedimenti, ma la posizione di Pinrolo viene considerata troppo marginale e nel fatale anno 1436 il duca decretò che il Consiglio e l’università rimanessero per sempre a Torino, che diventava così ufficialmente la capitale del Piemonte. Il contraccolpo su Pinerolo fu fortissimo e nei secoli successivi la cittadina, relegata al ruolo di fortezza di confine, subirà tre successive dominazioni francesi, che caratterizzeranno in modo indelebile il suo profilo urbanistico e la sua storia demografica ed economica.
Assediata e presa dall’esercito francese, comandato dal cardinale di Richelieu in persona, nel marzo 1630, sarà una delle piazzeforti di frontiera del regno di Francia per ben sessantasei anni, fino al 1696, ma col ritorno a quello che poco più tardi sarebbe diventato il Regno di Sardegna, Pinerolo perse definitivamente il suo carattere di fortezza.

Il trattato di restituzione, infatti, imponeva a Vittorio Amedeo II di smantellare integralmente le poderose fortificazioni; grazie a quelle demolizioni, tuttavia, la città poté avviare una nuova espansione urbana, via via che gli effetti della grande crescita europea del Settecento si fecero sentire anche qui. L’industria tessile riprese vigore e cominciò a modernizzarsi,  assumendo per la prima volta caratteristiche proprie della rivoluzione industriale allora in corso nei paesi più avanzati d’Europa, e allo sviluppo economico si accompagnò una significativa ripresa urbanistica: risalgono a quest’epoca i più maestosi edifici cittadini ancor oggi esistenti, come palazzo Vittone. Inoltre, la demolizione dell’Arsenale e dei bastioni permetteva di cominciare a progettare l’espansione della città verso la pianura, a partire dall’attuale piazza Fontana, sistemata proprio intorno alla metà del Settecento.

In epoca napoleonica continua la crescita dell’industria tessile pinerolese, anche grazie alle committenze dell’esercito imperiale, e accanto all’industria laniera e a quella della seta prosperavano le cartiere e soprattutto la tipografia.

La costruzione della ferrovia Torino-Pinerolo, inaugurata nel 1854, sancì la piena integrazione della città e del suo entroterra nel nascente sistema industriale del Nord-Ovest, e negli stessi anni la trasformazione urbanistica seguì da vicino la crescita della città,  cominciando a darle il volto che si riconosce ancor oggi.

Con le riforme dei primi governi unitari la città cominciò ad assumere anche il ruolo, che conserva tuttora, di polo scolastico per un vasto territorio di montagna e di pianura. Ma a lasciare il segno sul paesaggio urbano era anche la presenza militare; già in età napoleonica, infatti, la città era tornata a essere sede di una numerosa guarnigione, e anche dopo la Restaurazione il governo sabaudo continuò in questa politica. La Scuola di Cavalleria, stabilita in città nel 1849, vi rimase anche dopo l’Unità, trasformando definitivamente Pinerolo nella capitale della cavalleria italiana.

 

 Pignerol